venerdì 10 maggio 2013

Il cambiamento

Il modo che qui tutti hanno di affrontare i problemi mi lascia sempre perplessa.
Non so se sia un atteggiamento proprio dei niagholesi, o se al contrario si possa generalizzare estendendolo a tutto il Paese ed oltre.
Si aspetta.
Prima o poi le cose si risolveranno.
Ça va aller”.
Nel frattempo il tempo passa.
Questo riguarda tutti gli ambiti della vita quotidiana: salute, famiglia, lavoro (se e quando c’è)…
Forse dipende dalla totale mancanza di mezzi: sono così abituati a non avere la possibilità di incidere sulla propria vita, che anche quando potrebbero averli, non li usano.
Io credo fermamente nel cambiamento, che un altro mondo sia possibile anche qui, nel cuore della brousse africana.
E credo nel cambiamento lento, fatto di piccole cose che poi si rivelano essere le più grandi.
Gandhi diceva “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Vorrei che i niagholesi facessero proprio questo concetto, e che lottassero e resistessero per quello in cui credono: è quello che ogni giorno tento di comunicare soprattutto ai giovani.
Ma in cosa credono?
Ci si può porre questa domanda quando il sostentamento della famiglia è incerto?
Quando il filo che ti tiene legato alla vita è talmente sottile che basta un soffio di vento per spezzarlo?
Quando i problemi sono talmente tanti che preferisci non affrontarli e quindi non pensarci?

Spesso mi rimproverano perché ho l’abitudine, quando ascolto gli altri, di tenere la testa appoggiata ad una mano: “non è una bella cosa” - mi dicono - “tu pensi troppo. Qui quando qualcuno è in quella posizione, facciamo di tutto per distrarlo ed impedirgli di pensare.”

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