L’8 marzo a Niaogho è proprio speciale, e le donne ti viene voglia di abbracciarle tutte, anche se solo per quello che forse potremmo definire ‘spirito di appartenenza’.
Quando sono arrivata pensavo (e forse i miei post precedenti lo dimostrano) che gli uomini qui non rispettassero le donne e non concedessero loro gli spazi meritati. Pensavo fossero una sorta di vittime di questo sistema maschilistico.
Bene.
Ho cambiato idea.
No, no… alle donne qui fa comodo restare nell’ombra e fa comodo non partecipare attivamente alla vita pubblica.
Per l’8 marzo abbiamo organizzato una giornata della salubrità: abbiamo chiamato a raccolta tutte le donne e anche le associazioni di Niaogho (per dimostrare che lo sviluppo del villaggio è possibile solo se uomini e donne si lavora insieme nel rispetto reciproco), con cui ci siamo incontrati diverse volte per mettere a punto le fasi della cerimonia di apertura e i dettagli della raccolta dei rifiuti plastici.
Le coordinatrici delle donne del Comune non hanno fatto ASSOLUTAMENTE nulla, né prima, né dopo, né tantomeno durante.
Altre donne hanno semplicemente preso parte alla cerimonia, per poi ritornarsene bellamente alle proprie faccende.
Io mi sono fatta 3 ore e mezza sotto il caldo sole di mezzodì, circondata da una torva di bambini (che ad un certo punto avrei volentieri cacciato via J), graffiandomi gli avambracci per raccogliere anche i brandelli di sacchetti rimasti impigliati fra le sterpaglie, ricoperta letteralmente di polvere e terra (perché qualcuno ha l’abitudine di sotterrare i sacchetti)… e le coordinatrici delle donne, vestite di tutto punto, si sono messe a ridere quando mi hanno vista accaldata e al lavoro… sedendosi all’ombra a chiacchierare amabilmente.
Ma vaffan….
Ma occorre andare oltre… e continuare a lavorare, e molto anche.
Molte altre donne si sono fatte in quattro insieme a me o in altri punti che avevamo deciso di ripulire, come ad esempio il vecchio CSPS. Ed è a loro che nel mio cuore ho dedicato questo 8 marzo.
Il lavoro da fare è davvero tanto, su tanti fronti.
Le donne hanno bisogno di essere spronate e incoraggiate, devono svegliarsi dal torpore in cui si stanno cullando. Se lasciate sole a parlare delle loro faccende, dopo 20 minuti sono capaci di picchiarsi e prendersi a calci, ma se dobbiamo organizzare qualcosa o parlare dello sviluppo del villaggio, allora no, si chiudono in un ostinato mutismo e non collaborano neppure se le paghi (oddio… forse se le paghi sì… anzi, senza dubbio sì, ma non è educativo).
Il Sindaco stamane mi ha chiamata per felicitarsi con me della riuscita della giornata, ma anche per dirmi “hai visto Barbara? Il vento di oggi ha riportato tanti sacchetti di plastica dove ieri avete pulito. E’ per questo che ti ho detto tante volte che è inutile pulire”.
Evito di commentare, dicendogli solo che ne riparleremo fra qualche anno, quando casa sua sarà sommersa di sacchetti e rifiuti plastici.
Ma la cosa più triste di tutte sapete qual è?!
Che i bambini che hanno lavorato insieme a me sono talmente abituati a vedere sacchetti sparsi ovunque, che ho passato la prima ora a indicare col dito le cose da raccogliere. Un pezzo di plastica dura (per esempio un pezzo di secchio o di bouloir) è considerato rifiuto, ma il sacchetto nero impigliato fra i rovi o che svolazza a terra non lo è, è normale sia lì e quindi lì lo lasciano.
Domani si replica per continuare a pulire fino alla gendarmeria, questa volta solo coi bambini.
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L'Associazione Zero Dintim, prima associazione ecologista di Niaogho e, probabilmente dell'intero Burkina Faso |
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Lo Iaar (incrocio) prima della pulizia... |
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... E dopo la pulizia |