martedì 31 gennaio 2012

La spina nel fianco

La spina nel fianco dei lavori al nuovo CSPS, oltre al muratore, è l’acqua.
L’acqua manca sempre, e per averla o chiedi ai ragazzini di fare col carretto e il mulo almeno 10 giri con 2 bidoni, oppure la ordini al commerciante del villaggio, che ha una piccola cisterna. Ma il carretto col mulo è spesse volte impegnato in brusse (nei campi), e la cisterna di Nourradine cola che è un piacere.
Fortuna vuole che lo stato stia risistemando il tratto di strada immediatamente precedente Niaogho, e che gli operai preposti al lavoro siano dotati di un camion cisterna.
Abas termina la trattativa e, dopo una settimana rispetto a quanto promesso (poiché il ‘padrone’ non doveva essere presente…), ieri alle 12e15 squilla il telefono: ci stanno portando l’acqua al cantiere!!!
Abas, che bello!!!! Per due settimane siamo a posto!!!
Cominciamo a riempire la piscina: cola da tutte le parti.
Nervi saldi, tentiamo con la seconda (è la più vecchia, quella utilizzata ai tempi della costruzione della maternità): sembra tenga un po’… speriamo bene… la riempiamo e riempiamo pure tre cisterne da 1000 litri che abbiamo portato col container.
Nel frattempo anche la seconda piscina inizia a colare… (e dopo 4 ore il livello si sarà già abbassato di 20 cm).
Abas sale sul camion per verificare quanta acqua è rimasta: più di metà cisterna… ma davvero non sappiamo dove metterla.
Il muratore ride… e io gli tirerei un mattone sui denti, e un altro dove dico io.
Io e Abas siamo scoraggiati… il camion se ne va.
Dopo 15 minuti 15, quando già ero in sella alla mia bici per tornarmene a casa, vedo un altro camion cisterna (seppur molto più piccolo del precedente) venire verso di noi: è l’acqua che avevamo chiesto almeno due settimane prima (di cui oramai avevamo perso traccia…).
Mai avuta così tanta acqua.
Quando si dice la beffa…

lunedì 23 gennaio 2012

Il Bene Comune

Ieri è stata proprio una bella domenica.
Ho chiesto la collaborazione dell’Associazione dei Giovani e di alcune squadre di calcio per pulire il terreno del nuovo CSPS dall’erba, da ciò che resta di un albero caduto, dalle macerie dei mattoni rotti…
Non mi aspettavo una grossa partecipazione, e in effetti alle 9,30 ero ancora sola al cantiere (l’appuntamento era per le 8). Ma poi gradualmente i giovani sono arrivati, e abbiamo iniziato il lavoro, in un clima festoso di collaborazione.
Ogni tanto il duro lavoro si è interrotto per dare la caccia alla prelibata ‘viande sauvage’ (una lepre, un riccio, un topolino selvatico), o per immortalare un grosso scorpione che aveva eletto a propria casa un mattone rotto lasciato a terra, o ancora per cacciare un serpente o convincere tutti a non bruciare l’erba accatastata, per evitare di impoverire il terreno.
Il clima è stato unico, e domenica prossima mi hanno detto che si ripeterà, questa volta con la partecipazione di tutti i villaggi (l’associazione dei giovani farà una comunicazione specifica per esortare tutti), e saranno presenti i musici tradizionali per scandire il lavoro con le chitarre e le percussioni.
La vittoria più grande? Non l’erba tagliata in mezzo cantiere. Non l’acqua portata alla piscina. Non la sabbia sistemata in un’unica montagna. Ma la sensazione che questi ragazzi abbiano davvero potuto sperimentare il significato di bene comune.
Mentre al termine della giornata ringraziavo tutti i presenti, un giovane mi ha interrotta per dirmi che è lui il padrone del terreno del CSPS e il responsabile dell’andamento dei lavori.
Jean Roger, il mio interprete dal bissa, non voleva tradurmi per l’imbarazzo, ma ho detto al ragazzo e a tutti coloro che mi stavano ascoltando, che lui aveva perfettamente ragione: ogni singolo niagholese deve sentire il nuovo CSPS come cosa sua personale, come casa sua. E in quanto tale, deve sentirsi responsabile dell’andamento delle cose.
Se tutti questi giovani hanno pulito il cantiere non è per me, non è per l’associazione ARNI, non è per la squadra di calcio: è per loro stessi, per la loro comunità.
Qui è molto difficile fare entrare questo concetto nelle menti delle persone: ciascuno è concentrato su se stesso e - come si dice qui - sulle proprie tasche; e non mi sento di dare un giudizio su questo, poiché non so come agirei io al loro posto (prima di giudicare una persona, bisognerebbe fare un po’ di strada nelle sue scarpe - diceva non ricordo chi). Penso però che se vorranno realmente cambiare le cose, questi ragazzi non potranno in alcun modo prescindere dal concetto di bene comune. Rinunciare a o comunque mettere in gioco qualcosa di sé - che sia tempo, strumentazione, un piccolissimo contributo in denaro (che so… 100 CFA) - in virtù di un obiettivo che sarà una conquista per tutta la comunità e non andrà ad arricchire se stessi in termini economici. Un obiettivo di cui magari non si vedrà neppure il raggiungimento, poiché alcuni risultati implicano tempi molto lunghi, ma che si è certi arriverà e si sarà fieri di essere stati protagonisti del cambiamento.









giovedì 19 gennaio 2012

Aria di cambiamento

Decisamente sì… qualcosa sta cambiando… ma forse sono io?!
Forse che sì, forse che no, forse che boh (come cantava Ivan Graziani).
Ad ogni modo ci sono segnali oggettivi: ho passato la mia ‘metà percorso’; l’aria è cambiata e si sente che il caldo è alle porte (no, 43 C° no!!!!!); Robert la prossima settimana rientra in Italia; il muratore sembra avere timore di me (alleluja!!!); ieri mi hanno ‘accusata’ di essere divenuta africana perché dopo ore di interminabili attese, sono arrivata con un ritardo di 5 minuti ad una riunione con l’associazione dei giovani (questa la definirei più che altro una rivoluzione).
Ora mi sembra di avere troppo poco tempo per fare tutto, ma rispedisco al mittente questa ansia tutta occidentale così familiare all’altra Me: quello che si riuscirà a fare sarà esattamente ciò che doveva essere fatto.

Dedicata all'amica che mi chiedeva dei tramonti... nell'impossibilità di allegare suoni, profumi e sorrisi.

venerdì 13 gennaio 2012

Polenta di farina di miglio con salsa alle foglie verdi di osei (altrimenti detta "il piatto per la suocera")

E oggi (si fa per dire… l’esperimento risale a prima di Natale) si cucina un piatto tradizionale della cucina burkinabé: polenta di farina di mais con salsa alle foglie verdi di osei.
Capo chef: Alima
Aiuto cuoco: la sottoscritta

Ingredienti per 4 persone:
foglie verdi di osei (una sorta di spinacio)


una pallina di sumbalà (da quel che ho capito è un frutto, ma dal vero sembra esattamente ciò che state pensando... e all'idea di doverlo utilizzare per la salsa... )


pomodori rossi
cipollotti freschi

un sacchettino di pesce secco
1 dado maggi
Olio
Farina di mais

Pulire e tagliare le foglie di osei
Tagliare i cipolotti, sminuzzandone anche le foglie.
Pestare nel mortaio e ridurre in polvere il pesce essiccato e il sumbalà.
Nel frattempo bollire in acqua non salata le foglie di osei per 12 minuti, scolarle e strizzarle.
Mettere a soffriggere per circa 10 minuti la cipolla con i pomodori tagliati, e aggiungere poi 2 bicchieri d'acqua, 1 cucchiaio e mezzo di pesce in polvere e 1 cucchiaio colmo di sumbalà in polvere.
Lasciare cuocere per altri 10 minuti e aggiungere le foglie di osei, metà dado maggi, 2 pizzichi di sale.
Lasciare bollire.

Per fare la polenta (To) non mi sono scritta la ricetta, perché mi sembrava un po' complicato (seguono un procedimento un po' macchinoso), ma vi lascio le foto della pentola e di un momento della cottura.

























E buon appetito!!!!


















P.S. L'aiuto cuoca non si assume la responsabilità per eventuali problemi intestinali di chi volesse provare a fare a casa sua il piatto sopra descritto.

Inizio d'anno

Ci sono giorni in cui vedi tutto nero, in cui ti alzi la mattina già arrabbiata col mondo, e ciò che vorresti fare è chiuderti in casa e non incontrare nessuno poiché sai già che non farebbe altro che peggiorare la situazione.
Ci sono giorni in cui vorresti startene proprio nel letto, perché sai che alzarsi significa iniziare ad affrontare tutte difficoltà, quelle difficoltà che magari non avresti pensato di dover risolvere qui.
L’anno è iniziato così.
Problemi, delusioni, incomprensioni, discussioni etc… etc…
Perché sto scoprendo l’altro volto del villaggio e dei niagholesi, naturale e logico a ben pensare, ma sempre un po’ difficile da gestire e ‘ingoiare’.
Perché ti accorgi che quando si tratta di cose importanti, la tua voce e il tuo pensiero, essendo tu donna, passano inascoltati. È più forte di loro.
Perché aiutare in Africa non è per nulla semplice.
Partiamo da un presupposto: in realtà io qui sto aiutando solo me stessa. Questi sei mesi sono un tratto di un percorso di ricerca e mi sembra di esserne la principale beneficiaria. Quindi non ho come obiettivo di aiutare o cambiare il mondo.
Ma quando parti dall’Italia lo fai ‘armato’ di grandi speranze, e soprattutto di entusiasmo e voglia di fare. Ci credi veramente che magari il mondo non lo cambi, ma almeno riuscirai a migliorare la vita di una persona. Poi piano piano vedi tutto scemare… vedi che l’entusiasmo è solo tuo, che per fare una cosa apparentemente banale serve tempo, molto molto tempo… ma soprattutto… vedi che forse poi i niagholesi non hanno questa urgenza di migliorare la propria vita.
Ma poi… chi sono io per dire che la loro vita debba essere ‘migliorata’?!

martedì 3 gennaio 2012

Cronistoria di un container

Gli ultimi giorni dell’anno sono stati frenetici, ma anche densi di soddisfazione.
La mattina del 27 dicembre abbiamo saputo che il nostro container era arrivato a Ouaga, per cui io e Abas in fretta e furia abbiamo messo due cose nello zaino e preso il primo taxi brusse disponibile. Destinazione: la capitale.
Sono seguiti tre giorni intensi: abbiamo girato come trottole fra dogane (ce ne sono diverse) e stazione alla ricerca di uffici, fatto mille chiamate per contrattare i costi del camion, ritornati sui nostri passi alla ricerca di documenti mancanti… ma giovedì 29 dicembre, a notte fonda… il container è arrivato a Niaogho. E sebbene io fossi letteralmente distrutta dai tre giorni precedenti e dal viaggio, sebbene non avessi più un briciolo di energia da spendere - neppure uno -, ero felice per avere portato a destinazione tutto il materiale raccolto in questi anni.
Il container è stato scaricato venerdì 30: abbiamo iniziato alle 6e30 del mattino per terminare, grazie ad un folto gruppo di volenterosi, alle 11.
Il materiale è davvero tanto: una parte è già al nuovo CSPS - letti, carrozzine, tavoli operatori, attrezzature varie, materassi… - , la restante la stiamo sistemando in casa, e sarà utilizzata per i vari progetti e donazioni.
Vi lascio alcune immagini, per rendervi partecipi dell’evento J… ma dopo le foto… non dimenticate di leggere i ringraziamenti.








Ringraziamenti:
Sono tantissime le persone che vorrei ringraziare ad uno ad uno: cercherò di ‘compattare’ per questioni di spazio ed… ebbene sì… anche di memoria… sapete com’è, l’età avanza….
Prima di tutto vorrei ringraziare (e visto che è qui di fianco a me lo abbraccio pure) Caporale (Robert), senza il quale il container non sarebbe partito, e neppure arrivato: è lui che - insieme alla sua squadra - ha caricato tutto, mi ha dato le dritte per la documentazione e per la gestione del ritiro, è lui che in questi anni ha raccolto tantissimo materiale (direi il 99%). E con lui ringrazio i ragazzi che hanno preso un giorno di ferie per aiutarlo a caricare il container a Manerbio: Silvano e il suo aiutante, Lupo, Tullio, Rossana, il grande capo Francesco, Lorenzo, Franco, Beppe e Siro etc...
Grazie all’Associazione Mamma-Africa e a tutti i suoi associati, con i quali è sempre bello collaborare - segno che quando gli obiettivi sono condivisi, le distanze e le difficoltà sono superabili.
Grazie all’Associazione Volo.Insieme onlus di San Mauro Pascoli, che da diversi anni sostiene e insegue con noi questo sogno, fatto di problemi, ma anche di soddisfazioni.
Grazie a tutti coloro che a Manerbio, come a Cesena, hanno donato il materiale, rimanendo ‘dietro le quinte’, ma in realtà andando ad arricchire e anzi, dando un ‘cuore’ a questo container.
Grazie alla comunità di Madonna del Fuoco (Cesena) per il continuo sostegno e all’Associazione Vivere il Tempo per la fiducia e per essere quel che è (siete grandi!!).
Grazie a Laura (la nostra spedizioniera di fiducia) e a Natascia per la logistica.
Un enorme grazie a Mustapha Guebre (un vero gentlemen in terra d’Africa), Madame Sinka e al sindaco di Niaogho.
Grazie ad Abas Compaore per essersi dato così tanto da fare.
Grazie a tutti coloro che hanno scaricato il container: Frederick, Amidou, Jean-Roger, Ibrha, Moussa, il guardiano e la moglie, Issouf e tanti altri di cui non conosco il nome…
L'ultimo grazie è del tutto personale e lo voglio dedicare a Ida, Danilo, Michela, Lele, Gianni, Chiara, Emma, Graziella. Senza dimenticare i miei angeli custodi Biagio e Maria, che di questo sogno hanno visto i primi passi.
Grazie a tutti…