lunedì 23 gennaio 2012

Il Bene Comune

Ieri è stata proprio una bella domenica.
Ho chiesto la collaborazione dell’Associazione dei Giovani e di alcune squadre di calcio per pulire il terreno del nuovo CSPS dall’erba, da ciò che resta di un albero caduto, dalle macerie dei mattoni rotti…
Non mi aspettavo una grossa partecipazione, e in effetti alle 9,30 ero ancora sola al cantiere (l’appuntamento era per le 8). Ma poi gradualmente i giovani sono arrivati, e abbiamo iniziato il lavoro, in un clima festoso di collaborazione.
Ogni tanto il duro lavoro si è interrotto per dare la caccia alla prelibata ‘viande sauvage’ (una lepre, un riccio, un topolino selvatico), o per immortalare un grosso scorpione che aveva eletto a propria casa un mattone rotto lasciato a terra, o ancora per cacciare un serpente o convincere tutti a non bruciare l’erba accatastata, per evitare di impoverire il terreno.
Il clima è stato unico, e domenica prossima mi hanno detto che si ripeterà, questa volta con la partecipazione di tutti i villaggi (l’associazione dei giovani farà una comunicazione specifica per esortare tutti), e saranno presenti i musici tradizionali per scandire il lavoro con le chitarre e le percussioni.
La vittoria più grande? Non l’erba tagliata in mezzo cantiere. Non l’acqua portata alla piscina. Non la sabbia sistemata in un’unica montagna. Ma la sensazione che questi ragazzi abbiano davvero potuto sperimentare il significato di bene comune.
Mentre al termine della giornata ringraziavo tutti i presenti, un giovane mi ha interrotta per dirmi che è lui il padrone del terreno del CSPS e il responsabile dell’andamento dei lavori.
Jean Roger, il mio interprete dal bissa, non voleva tradurmi per l’imbarazzo, ma ho detto al ragazzo e a tutti coloro che mi stavano ascoltando, che lui aveva perfettamente ragione: ogni singolo niagholese deve sentire il nuovo CSPS come cosa sua personale, come casa sua. E in quanto tale, deve sentirsi responsabile dell’andamento delle cose.
Se tutti questi giovani hanno pulito il cantiere non è per me, non è per l’associazione ARNI, non è per la squadra di calcio: è per loro stessi, per la loro comunità.
Qui è molto difficile fare entrare questo concetto nelle menti delle persone: ciascuno è concentrato su se stesso e - come si dice qui - sulle proprie tasche; e non mi sento di dare un giudizio su questo, poiché non so come agirei io al loro posto (prima di giudicare una persona, bisognerebbe fare un po’ di strada nelle sue scarpe - diceva non ricordo chi). Penso però che se vorranno realmente cambiare le cose, questi ragazzi non potranno in alcun modo prescindere dal concetto di bene comune. Rinunciare a o comunque mettere in gioco qualcosa di sé - che sia tempo, strumentazione, un piccolissimo contributo in denaro (che so… 100 CFA) - in virtù di un obiettivo che sarà una conquista per tutta la comunità e non andrà ad arricchire se stessi in termini economici. Un obiettivo di cui magari non si vedrà neppure il raggiungimento, poiché alcuni risultati implicano tempi molto lunghi, ma che si è certi arriverà e si sarà fieri di essere stati protagonisti del cambiamento.









2 commenti:

  1. Non riesco a caricare i video... help... mi si impalla sempre il pc...

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  2. Il concetto di bene comune spesso non è chiaro anche a molti di noi.Ci dovrebbe essere ripetutamente l' occasione per rinfrescare la memoria delle persone sul fatto che si è persone soprattutto in quanto parte di una comunità. E per questo anche piccoli risultati sono importanti e niente viene seminato invano. In ogni parte del mondo. Buon lavoro, Barbara. Daniele

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